Da diversi anni utilizziamo il blog per raccontare, documentare, condividere quello che succede nelle giornate di proiezione e discussione nell’ambito del progetto Niente da Capire.
Internet ci ha permesso di condividere la conoscenza, fatta dal contributo di tanti ragazzi che si interrogano e cercano di spiegarsi le cose che succedono intorno a noi, quelle che ci emozionano e ci fanno pensare.
Qualcuna ha avuto il coraggio di dire che questo film l’ ha fatta piangere, anche a me a volte è successo di piangere di rabbia e spesso il finale di questo film mi ha fatto tremare le vene.
Altre due proiezioni del film La Zona di Rodrigo Plà, ogni volta che lo rivedo trovo qualche elemento nuovo di discussione, molto spesso sono i ragazzi che ci offrono nuovi punti di vista.
Le telecamere sono molto centrali nel film, dall’inizio sono il termine di paragone della sicurezza agognata e che diventa un incubo quotidiano per gli abitanti della zona dopo la prima breccia nel loro splendido isolamento.
Le telecamere operano per controllare tutto quello che succede, ma hanno frequenti blackout, per ragioni tecniche e per volontà di chi decide il loro utilizzo, per mascherare l’illegalità e il comportamento omertoso, sono uno strumento che in mano alle persone danno potere e permettono di mantenerlo.
Permettono l’illegalità ma permettono anche un utilizzo diverso, il coraggio e la cura nella ricerca della verità da parte di Alejandro mostrano un possibile uso diverso delle telecamere e dimostrano la falsità della loro neutralità e della loro utilità per garantire la nostra sicurezza.
La Zona è un film pieno di metafore, si esce dalla visione con delle emozioni forti e con l’indignazione e con una domanda che ritorna: come posso spiegare domani a mio figlio che viviamo dietro a un muro.