Arrivederci ragazze e ragazzi

E così anche quest’anno siamo giunti alla fine e ci dispiace, lo abbiamo sentito da parte di molti di  quelli che sono intervenuti a questa giornata finale che ci ha regalato  una serie di belle emozioni, tra hip hop e libri viventi.

Ognuno di noi è un libro vivente, che dobbiamo avere la forza e l’intelligenza di sfogliare, ognuno di noi ha una storia da raccontare, così come le storie che abbiamo visto sul grande schermo.

Grazie a tutti quelli che c’erano, a tutti quelli a cui è piaciuto niente da capire, a tutti quelli che hanno applaudito ma anche a quelli che hanno esposto delle critiche, la crisi si cura, basta non negarla, basta credere che si può lavorare per cambiare, per continuare a cercare la felicità.

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Nel corso della giornata sono intervenuti i ragazzi dell’Associazione Stile Balneare, che hanno presentato il Senigallia Hip hop festival, dal 16 al 17 giugno, Francesco di Legambiente ha presentato la Festa Ragazzi dal 16 al 23 giugno, abbiamo ricordato che dal 21 al 23 giugno ci sarà la festa della musica europea e poi che tra pochi giorni, in biblioteca, il 10 maggio alle 16, ci saranno i libri viventi per chi vuole sfogliarli.

E’ nuovamente tornata la domanda: perchè si chiama “niente da capire”, in parte la risposta è nel video sotto, ovvero una canzone di Francesco De Gregori, in parte è la negazione delle letture facili, dei giudizi e dei pregiudizi anche questi troppo facili.

Arrivederci ragazze e ragazzi.

Valutando il progetto Niente da Capire

Qui trovate la presentazione che faremo vedere domattina alla Fenice alle ore 8.30 come valutazione finale del progetto, non ci sarà solo questo, perchè presenteremo anche una serie di iniziative per l’estate che arriva, alcuni corti del Festival del nuovo cinema di Pesaro e altro….
A proposito qui trovate le informazioni per partecipare al Premio cinemarche giovani 2012.

<div style=”width:425px” id=”__ss_12828292″> <strong style=”display:block;margin:12px 0 4px”><a href=”http://www.slideshare.net/andygarb/niente-da-capire-2012&#8243; title=”Niente da capire 2012″ target=”_blank”>Niente da capire 2012</a></strong> <div style=”padding:5px 0 12px”> View more <a href=”http://www.slideshare.net/thecroaker/death-by-powerpoint&#8221; target=”_blank”>PowerPoint</a> from <a href=”http://www.slideshare.net/andygarb&#8221; target=”_blank”>Andrea Garbin</a> </div> </div>

Finito, no ci vediamo l’8 maggio alla Fenice

L’8 maggio al teatro La Fenice l’ultimo incontro della rassegna 2012, come di consueto vi facciamo vedere  i risultati della valutazione del progetto, incontriamo le istituzioni della città, vediamo un paio di corti della Rassegna Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e facciamo due chiacchiere salutandoci.

Come molti hanno chiesto, vi ricordiamo che questo è un progetto riservato alle classi del biennio, è una scelta che abbiamo fatto alcuni anni fa, purtroppo le ristrettezze economiche non ci consentono di estendere la rassegna anche ad altre classi.

E’ comunque una indicazione progettuale che potrebbe essere seguita dai rappresentanti di istituto nell’utilizzo dei fondi per gli studenti, per organizzare assemblee con questo tipo di metodologia, vedere insieme un film e poterlo poi commentare insieme.

Credo che sia anche una indicazione per i docenti che vi hanno portato alla rassegna, li dovete ringraziare per la partecipazione, perchè evidentemente pensano che la scuola, ma sopratutto voi che ne siete i protagonisti, abbiate anche questo.

Oggi finisce la rassegna, dopo l’8 maggio cominciamo a pensare ad altro, ci mancherete? Direi di si.

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Quelli che imparano ed insegnano

Quando abbiamo presentato la rassegna all’inizio abbiamo chiarito che il film Biutiful era altra cosa dalla triste serie televisiva, probabilmente i primi ragazzi che hanno visto il film se ne sono resi conto.

Vi riportiamo qui i loro cartelloni, che sintetizzano i gruppi di discussione, generalmente si tratta dei gruppi classe, qualche volta siamo riusciti a farne dividendo ancora le classi, così sono stati ancora più partecipati.

I ragazzi hanno bisogno di ascolto e di attenzione, ripagano in maniera davvero eccezionale, c’è molto da imparare dal Principe di Danimarca, così come da insegnargli, ma giustamente è stato detto che servono meno maestri e più esempi.

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Un mondo “biutiful”

Siamo  al rush finale della rassegna, da stamattina abbiamo cominciato a vedere e parlare di biutiful, un film di Ibarritu, con un padre alle prese con quello che la globalizzazione ha prodotto nella nostra società, cambiandola sicuramente, non sappiamo se in meglio o in peggio.

E’ un film duro, scuro, fin nelle immagini, evocativo, un vero e proprio pugno nello stomaco e nelle nostre coscienze, qualcosa che forse ci rimarrà in testa.

Spesso capita che qualche ragazza o ragazzo veda cose che nessuno altro è stato capace di cogliere, è questa la ricchezza di un film visto e commentato insieme.

Un’altra forza è quella di condividere le cose che vengono dette, cerchiamo di farlo con questo blog, con i video che pubblichiamo sul nostro canale su Youtube e anche mettendo i contributi che quest’anno vengono dai servizi di prevenzione dell’Area Vasta, la vecchia Asur o Asl.

Ecco anche il contributo del servizio dipendenze patologiche, che ringraziamo fin d’ora per il grande apporto che ci hanno dato, con la messa a disposizione di una delle conduttrici, Anna, e con la loro presenza in questi giorni di proiezione di Biutiful.

Un abbraccio ci farà sentire sempre unici ma non soli

Dopo le prime tre proiezioni di Donne regole e tanti guai ci fermiamo un attimo per le vacanze pasquali, ci rimane comunque la bellissima sensazione che i ragazzi sanno darci con quello che vedono i loro occhi.

Una ragazza ci ha suggerito il dipinto di Gustav Klimt, Le tre età della donna, è una immagine molto bella, le ragazze e i ragazzi discutono e ci regalano la loro idea dello scontro/incontro generazionale che viene proiettato sullo schermo.

Una figlia dice alla madre: non mi hai mai detto ti voglio bene, l’altra figlia dice alla stessa figlia ora madre: non te l’ho detto perchè eri troppo occupata a bere.

Nelle scene finali quella stessa figlia abbraccia la madre e ha modo di dirle che le vuole bene.

Mi ha fatto ripensare al racconto breve di David Grossman: L’Abbraccio.

Una madre e un figlio si tengono per mano e mentre passeggiano nei campi verso sera la donna spiega al suo bambino perché “ognuno di noi è unico”.

 “Io non voglio che al mondo ci sia soltanto uno come me” dice Ben alla mamma che cerca invece di fargli capire quanto sia bello essere “unico e speciale”. Ma “così sono solo!” sottolinea il bambino confessando la sua paura della solitudine. Ben si preoccupa che anche la mamma sia unica e quindi sola e pure la sua cagnetta, Splendida. Arrivato alla conclusione che di “ogni persona ce n’é solo una al mondo”, il bambino si convince che sono tutti soli e non riesce ad accettarlo. Il segreto è nell’abbraccio che è stato inventato proprio per non sentirsi più soli. “Se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola” gli spiega la mamma.

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Dalla giusta distanza a Donne, regole e tanti guai

La transizione tra un film come La Giusta Distanza e Donne, regole e tanti guai, è un nuovo passaggio tra la provincia italiana e quella americana, ritmi e tempi diversi, linguaggi diversi, perfino colori diversi, le nebbie si dissolvono, ma non per questo tutto è così limpido.

Senza anticipare niente, vedrete che anche questa volta le sorprese non mancano, così come le sorprese che ci hanno rallegrato, la nascita di Alice, figlia di Anna e appena due giorni dopo quella di Alice, di Daniela un’altra nostra conduttrice di qualche anno fa.

Le donne sono protagoniste ed in questo film vedrete che lo saranno davvero con uno scontro generazionale a 360 gradi.

Intanto continuiamo a pubblicare qui i vostri manifesti e su youtube trovate i video delle vostre sintesi.

I video sono volutamente realizzati senza inquadrature dei volti per rispetto della vostra privacy, ma ci sembrava importante raccontare anche quello che succede durante le giornate di proiezione, per condividerle con tutte le ragazze e i ragazzi che vengono alle proiezioni.

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Una lettura sul Cinema di Mazzacurati e quella dei ragazzi

Vi proponiamo una lettura sul cinema di Mazzacurati regista de La Giusta Distanza di Pierpaolo Loffreda, ma prima ancora due citazioni letterarie ben individuate dai ragazzi, si tratta di due libri di Italo Calvino, uno citato Il Visconte dimezzato e uno simboleggiato da quel ragazzino in cima all’albero incurante degli strilli della zia, Il Barone Rampante.

Ancora un’altra visione che ho avuto anche io quella dell’arrivo della maestrina alla stazione, ovviamente non si tratta di una prostituta ma l’attenzione riservata dagli abitanti del paesino sembra quasi la Boccadirosa di De Andrè.

SUL CINEMA DI CARLO MAZZACURATI

 Lo pensiamo da tempo e non siamo i soli: Carlo Mazzacurati Ë una delle presenze più vive e significative del cinema italiano degli ultimi quindici anni. Ha una cifra stilistica ben riconoscibile, una poetica definita dai tratti malinconici e dal vivace estro narrativo, una decisa capacità di direzione degli interpreti, una visione del mondo complessa e una conseguente idea di cinema.

Nei suoi tre film che amiamo di più (non che gli altri non ci piacciano, tutt’altro! si tratta solo di scelte, come sempre, opinabili), Notte italiana (il primo lungometraggio, del 1987), L’estate di Davide (del 1998, realizzato purtroppo per la Tv e uscito poco e male nelle sale) e La lingua del santo (del 2000: uno dei film, non solo italiani, più interessanti della stagione scorsa, a nostro avviso) ha scelto di avere a che fare e di entrare in relazione diretta con tre generi importanti, fra i più impegnativi della storia del cinema: il noir, il romanzo (cinematografico) di formazione e la commedia amara, riuscendo a dare tre prove straordinarie di abilità narrativa e spirito inventivo, ed Ë proprio da qui che possiamo partire, crediamo, per prendere in considerazione tutta la sua opera. Nei tre film citati Mazzacurati Ë “entrato” nei generi in questione, utilizzandone i codici e vivificandoli-deformandoli alla luce di nuove – sue personali – ispirazioni: innanzitutto l’attenzione per l’ambiente, un paesaggio italiano minore e marginale: la pianura piatta, spoglia, segnata dai pioppi e dai canali del delta del Po, della laguna, e anche la terra immediatamente a sud del grande fiume, che Ë già stato luogo prediletto dei maestri, Visconti, Antonioni e soprattutto Antonio Pietrangeli, che il regista di Padova considera – giustamente a nostro avviso – un punto di riferimento per la straordinaria modernità del linguaggio e la sensibilità nei confronti dei personaggi presenti nei suoi film (La parmigiana, La visita, Io la conoscevo bene…). E non Ë un caso che il suo romanzo prediletto sia L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson: un percorso rischioso di scoperta e di crescita attraverso un ambiente carico di presagi. Un luogo conosciuto, il suo, e praticato durante tutta l’esistenza, e insieme dotato di atmosfere sospese, impenetrabili; un ambiente nel quale Ë facile rintracciare condizioni splendide del passato (la cascina di L’estate di Davide, la pensione e la balera di Notte italiana, la solitudine e il silenzio della laguna in La lingua del santo) ma in cui gli orrori dello “sviluppo” denunciati a suo tempo da Pasolini hanno lasciato un segno evidente (la corruzione, l’omertà e il delitto per convenienza nel primo film, la prepotente ed incolta ottusità dei neo-borghesi nell’ultimo).

Tale profonda attenzione nei confronti del paesaggio (e dei rapporti che col paesaggio e col reale intrattengono i suoi tipi umani, i sui personaggi curiosi e vivi) Ë riscontrabile anche negli altri lavori: pensiamo all’incipit de Il prete bello (1989), alla periferia romana di Un’altra vita (1992) alla Rimini di Vesna va veloce (1996). Il discorso si fa pi_ complesso per Il toro (1994): qui riemerge un tema già avviato con Un’altra vita e che diventerrà fondamentale in La lingua del santo: l’amicizia virile, che ha una nobile, diretta ascendenza nel cinema di Howard Hawks. Da questo punto di vista, se il film interpretato da Diego Abatantuono e Roberto Citran, ha ricordato a qualcuno Fiume rosso, a noi ha fatto venire più in mente le atmosfere di un altro indimenticabile capolavoro, Il grande cielo. Ma Il toro, oltre ad essere un western sui generis e un road movie, Ë anche una commedia amara, e per questo puÚ ricondurci a La lingua del santo, una picaresca avventura nell’Italia dei nostri giorni: commedia aspra (tanto da evocare Il sorpasso di Dino Risi) e insieme godibile per le squisite arguzie e le trovate, dovute anche alla collaborazione alla sceneggiatura di Franco Bernini, al fianco di Mazzacurati, con qualche pausa, fin dall’esordio (e regista in proprio di uno dei film italiani più belli e sottovalutati degli ultimi anni, Le mani forti, del 1997): qui, in un lavoro cosÏ carico di dolore dietro una comicità spesso irresistibile, si rivela una riflessione attenta sulla vita e sulla responsabilità chi tradisce se stesso, sembra dirci apertamente Mazzacurati, Ë il vero fallito.

 Pierpaolo Loffreda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sondaggio su La Giusta distanza

Eccoci a La Giusta distanza, grazie per aiutarci a capire qualcosa di più sul progetto, naturalmente puoi anche fare un commento più lungo: