Niente da Capire visto da Anna

Anna Faretta collabora come psicologa con il Dipartimento Dipendenze patologiche e ha lavorato con noi alla tredicesima edizione di Niente da Capire come conduttrice dei gruppi di discussione che corrispondevano alle 19 classi delle scuole secondarie della città.

A Lei e al dipartimento dobbiamo molti ringraziamenti per il loro apporto alla rassegna, Anna crediamo che sia stata ricompensata dall’affetto e dalla considerazione che i ragazzi e le ragazze hanno espresso.

Questa è la sua visione:

Il progetto “Niente da capire”, XIII edizione anno 2012, si è svolto nel corso del 1° semestre corrente anno ed era rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, per permettere di riflettere sui disagi dell’età adolescenziale.
L’iniziativa promossa e gestita dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Senigallia, è stata condotta dal dott. Andrea Garbin, Responsabile del predetto ufficio, mentre i film sono stati presentati dal Prof. Pierpaolo Loffreda, consulente cinematografico del progetto. Hanno contribuito alla realizzazione  il Dipartimento di Salute Mentale (DSM), il Consultorio Familiare, il Centro Sollievo e Dipartimento Dipendenze Patologiche (DDP) di Senigallia, tramite la collaborazione con il Privato Sociale, Associazione “ Camminiamo Insieme”, che si interessa di disagi giovanili e tossicodipendenza.
L’attività si è incentrata su una rassegna cinematografica avente come tema la “crisi  si cura”, ossia la percezione della crisi dei ragazzi, anche in relazione ai genitori e alle diversità socio-culturali. Nell’ambito di questi incontri, dopo la proiezione di un filmato, i ragazzi sono stati invitati a elaborare, in piccoli gruppi, le proprie riflessioni, guidati da operatori esperti del DDP, dagli operatori dei Centri di aggregazione Bubamara e Rolabola, riportando le proprie esperienze individuali e manifestando proposte e considerazioni, ciò al fine anche di superare la naturale diffidenza e, a volte, il pregiudizio di esprimersi in pubblico, specie di fronte ai propri pari.
Si è riscontrato nella maggior parte dei partecipanti un vivo interesse per l’iniziativa intrapresa, superando una iniziale forma di diffidenza e di disinteresse (la proiezione veniva vista solo come un modo per evitare la lezione scolastica), fino a raggiungere un elevato grado di partecipazione, anche discutendo apertamente, in gruppo, di tematiche strettamente personali.
L’aspetto centrale del progetto ha permesso agli adolescenti più introversi di aprirsi al confronto con gli altri, superando le barriere difensive della vergogna e della timidezza.
In particolare il tema della crisi nella relazione con i propri genitori  è emerso in tutti gli incontri; è stato a lungo approfondito ponendo in evidenza la rabbia e la chiusura che a volte si manifestano a causa di conflitti esistenti e non risolti nella relazione genitori/figlio.
I giovani riferiscono che spesso manca nei genitori una completa chiarezza nell’esprimere le  loro preoccupazioni e paure, e l’adolescente così può rifugiarsi in un atteggiamento di chiusura o perfino di ribellione.
Il secondo tema centrale dell’iniziativa, quella della diversità socio-culturale, ha messo in evidenza come l’aspetto culturale e religioso può essere affrontato e superato con una migliore integrazione tra i ragazzi. L’ambiente scolastico può aiutare migliorando la conoscenza reciproca ed evitando di pensare come minaccia tutto ciò che non si conosce. In tale ambito è emersa a volte la difficoltà di meglio comprendersi, a causa della differenza linguistica  delle famiglie straniere di origine degli adolescenti.

A valle dell’iniziativa, mediante modalità di discussione nei piccoli gruppi di lavoro, gli studenti hanno potuto manifestare le proprie opinioni e sensazioni, evidenziando sia gli aspetti positivi che quelli negativi e, complessivamente dimostrando un sostanziale gradimento per l’intero progetto.

D.ssa Anna Faretta