La Zona il racconto delle giornate del 7-8 aprile 2010 #2

Oltre al blog abbiamo utilizzato l’idea dei manifesti per semplificare il compito di chi deve riassumere di fronte a centinaia di ragazzi le discussioni nei piccoli gruppi, ma sono anche un importante contributo che poi pubblichiamo sul blog.

Non è facile parlare in pubblico, c’è chi ha scritto libri per insegnarlo, chi frequenta corsi di formazione, chi si prepara davanti allo specchio, chi prova e riprova.

Noi siamo convinti dell’importanza di questa cosa per i ragazzi per imparare a affermare la propria presenza, per imparare a padroneggiare la propria emotività.

Ci vuole un pò di coraggio, quello che vediamo in Alejandro nel film La Zona quando prende posizione e dimostra la sua diversità, quando si prende cura della storia di Miguel, quando ne cura la sepoltura, quando mangia nell’inferno delle baracche di Città del Messico.

E’ il coraggio di Roberto nel film Gomorra quando dice io non sono come te, io sono diverso.

Come posso spiegare domani a mio figlio che viviamo dietro a un muro?

Altre due proiezioni del film La Zona di Rodrigo Plà, ogni volta che lo rivedo trovo qualche elemento nuovo di discussione, molto spesso sono i ragazzi che ci offrono nuovi punti di vista.

Le telecamere sono molto centrali nel film, dall’inizio sono il termine di paragone della sicurezza agognata e che diventa un incubo quotidiano per gli abitanti della zona dopo la prima breccia nel loro splendido isolamento.

Le telecamere operano per controllare tutto quello che succede, ma hanno frequenti blackout, per ragioni tecniche e per volontà di chi decide il loro utilizzo, per mascherare l’illegalità e il comportamento omertoso, sono uno strumento che in mano alle persone danno potere e permettono di mantenerlo.

Permettono l’illegalità ma permettono anche un utilizzo diverso, il coraggio e la cura nella ricerca della verità da parte di Alejandro mostrano un possibile uso diverso delle telecamere e dimostrano la falsità della loro neutralità e della loro utilità per garantire la nostra sicurezza.

La Zona è un film pieno di metafore, si esce dalla visione con delle emozioni forti e con l’indignazione e con una domanda che ritorna: come posso spiegare domani a mio figlio che viviamo dietro a un muro.