Finito, no ci vediamo l’8 maggio alla Fenice

L’8 maggio al teatro La Fenice l’ultimo incontro della rassegna 2012, come di consueto vi facciamo vedere  i risultati della valutazione del progetto, incontriamo le istituzioni della città, vediamo un paio di corti della Rassegna Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e facciamo due chiacchiere salutandoci.

Come molti hanno chiesto, vi ricordiamo che questo è un progetto riservato alle classi del biennio, è una scelta che abbiamo fatto alcuni anni fa, purtroppo le ristrettezze economiche non ci consentono di estendere la rassegna anche ad altre classi.

E’ comunque una indicazione progettuale che potrebbe essere seguita dai rappresentanti di istituto nell’utilizzo dei fondi per gli studenti, per organizzare assemblee con questo tipo di metodologia, vedere insieme un film e poterlo poi commentare insieme.

Credo che sia anche una indicazione per i docenti che vi hanno portato alla rassegna, li dovete ringraziare per la partecipazione, perchè evidentemente pensano che la scuola, ma sopratutto voi che ne siete i protagonisti, abbiate anche questo.

Oggi finisce la rassegna, dopo l’8 maggio cominciamo a pensare ad altro, ci mancherete? Direi di si.

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Quelli che imparano ed insegnano

Quando abbiamo presentato la rassegna all’inizio abbiamo chiarito che il film Biutiful era altra cosa dalla triste serie televisiva, probabilmente i primi ragazzi che hanno visto il film se ne sono resi conto.

Vi riportiamo qui i loro cartelloni, che sintetizzano i gruppi di discussione, generalmente si tratta dei gruppi classe, qualche volta siamo riusciti a farne dividendo ancora le classi, così sono stati ancora più partecipati.

I ragazzi hanno bisogno di ascolto e di attenzione, ripagano in maniera davvero eccezionale, c’è molto da imparare dal Principe di Danimarca, così come da insegnargli, ma giustamente è stato detto che servono meno maestri e più esempi.

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Un mondo “biutiful”

Siamo  al rush finale della rassegna, da stamattina abbiamo cominciato a vedere e parlare di biutiful, un film di Ibarritu, con un padre alle prese con quello che la globalizzazione ha prodotto nella nostra società, cambiandola sicuramente, non sappiamo se in meglio o in peggio.

E’ un film duro, scuro, fin nelle immagini, evocativo, un vero e proprio pugno nello stomaco e nelle nostre coscienze, qualcosa che forse ci rimarrà in testa.

Spesso capita che qualche ragazza o ragazzo veda cose che nessuno altro è stato capace di cogliere, è questa la ricchezza di un film visto e commentato insieme.

Un’altra forza è quella di condividere le cose che vengono dette, cerchiamo di farlo con questo blog, con i video che pubblichiamo sul nostro canale su Youtube e anche mettendo i contributi che quest’anno vengono dai servizi di prevenzione dell’Area Vasta, la vecchia Asur o Asl.

Ecco anche il contributo del servizio dipendenze patologiche, che ringraziamo fin d’ora per il grande apporto che ci hanno dato, con la messa a disposizione di una delle conduttrici, Anna, e con la loro presenza in questi giorni di proiezione di Biutiful.

Donne regole e altri guai: le slides per saperne di più sulle violenze

Oggi abbiamo avuto la partecipazione della Dott.ssa Agostini della Unità operativa di medicina legale dell’Area Vasta 2, ci ha fornito alcune delucidazioni delle norme sulla violenza sulle donne e sui minori.

Ci ha concesso di pubblicarle per metterle a disposizione di chiunque voglia approfondire il discorso, ecco qua:

Un abbraccio ci farà sentire sempre unici ma non soli

Dopo le prime tre proiezioni di Donne regole e tanti guai ci fermiamo un attimo per le vacanze pasquali, ci rimane comunque la bellissima sensazione che i ragazzi sanno darci con quello che vedono i loro occhi.

Una ragazza ci ha suggerito il dipinto di Gustav Klimt, Le tre età della donna, è una immagine molto bella, le ragazze e i ragazzi discutono e ci regalano la loro idea dello scontro/incontro generazionale che viene proiettato sullo schermo.

Una figlia dice alla madre: non mi hai mai detto ti voglio bene, l’altra figlia dice alla stessa figlia ora madre: non te l’ho detto perchè eri troppo occupata a bere.

Nelle scene finali quella stessa figlia abbraccia la madre e ha modo di dirle che le vuole bene.

Mi ha fatto ripensare al racconto breve di David Grossman: L’Abbraccio.

Una madre e un figlio si tengono per mano e mentre passeggiano nei campi verso sera la donna spiega al suo bambino perché “ognuno di noi è unico”.

 “Io non voglio che al mondo ci sia soltanto uno come me” dice Ben alla mamma che cerca invece di fargli capire quanto sia bello essere “unico e speciale”. Ma “così sono solo!” sottolinea il bambino confessando la sua paura della solitudine. Ben si preoccupa che anche la mamma sia unica e quindi sola e pure la sua cagnetta, Splendida. Arrivato alla conclusione che di “ogni persona ce n’é solo una al mondo”, il bambino si convince che sono tutti soli e non riesce ad accettarlo. Il segreto è nell’abbraccio che è stato inventato proprio per non sentirsi più soli. “Se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola” gli spiega la mamma.

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