Benvenuta Celeste

Forse qualcuno l’aveva notato che c’era un evidente stato di gravidanza, ma Anna solo pochi giorni fa mi aveva confessato che gli avevano allungato il periodo e quindi avrebbe concluso la rassegna Niente da capire, che l’appassionava, prima di dedicarsi ad un’ altra passione, la nascita della sua prima figlia.

Invece Celeste ha deciso di nascere il 17 di marzo, qualche giorno prima dell’inizio ufficiale della primavera, ma in una primavera di fatto.

Celeste ci ha tolto il piacere di avere Anna ancora con noi fino alla fine di questa rassegna, ma sappiamo che continuerà a fare con la stessa passione il suo lavoro, con qualcosa tra le mani che rappresenta qualcosa di cui parliamo spesso: il futuro.

Benvenuta Celeste.

18 maggio alla Fenice giornata finale del progetto

Alle 8.30 del 18 maggio 2011 la giornata finale del progetto Niente da Capire, presenteremo i risultati del questionario sottoposto ai ragazzi per valutare quello che abbiamo fatto insieme.

Gruppi di discussione, sintesi, uso dei video, i cartelloni, sono impressi in questo blog e nella rete per documentare e condividere una parte del percorso, qualcosa inevitabilmente lo potrà sapere solo chi c’era, chi è stato con noi in questo racconto di emozioni, senzazioni, parole, immagini che ogni anno da più di dodici attraversa la primavera del teatro La Fenice.

Presentiamo anche in anteprima il video di sintesi realizzato da Mirco Rinaldi, sulle interviste di sballo positivo, dal 18 potrete vederlo on line.

Presenteremo anche l’estate di sballo positivo con tutte le iniziative previste.

Ci saranno anche i ragazzi di Stile Balneare per presentare il Festival Hip Hop.
Qui trovi la presentazione dei risultati.

Se ti piacerebbe realizzare un corto puoi provare a partecipare al concorso promosso dal Festival del Cinema di Pesaro.

Come posso spiegare domani a mio figlio che viviamo dietro a un muro?

Altre due proiezioni del film La Zona di Rodrigo Plà, ogni volta che lo rivedo trovo qualche elemento nuovo di discussione, molto spesso sono i ragazzi che ci offrono nuovi punti di vista.

Le telecamere sono molto centrali nel film, dall’inizio sono il termine di paragone della sicurezza agognata e che diventa un incubo quotidiano per gli abitanti della zona dopo la prima breccia nel loro splendido isolamento.

Le telecamere operano per controllare tutto quello che succede, ma hanno frequenti blackout, per ragioni tecniche e per volontà di chi decide il loro utilizzo, per mascherare l’illegalità e il comportamento omertoso, sono uno strumento che in mano alle persone danno potere e permettono di mantenerlo.

Permettono l’illegalità ma permettono anche un utilizzo diverso, il coraggio e la cura nella ricerca della verità da parte di Alejandro mostrano un possibile uso diverso delle telecamere e dimostrano la falsità della loro neutralità e della loro utilità per garantire la nostra sicurezza.

La Zona è un film pieno di metafore, si esce dalla visione con delle emozioni forti e con l’indignazione e con una domanda che ritorna: come posso spiegare domani a mio figlio che viviamo dietro a un muro.